quando il mare

Ho sempre amato moltissimo il mare.
Mare vuol dire profumo di salsedine, spiagge roventi, acqua rinfrescante, battigia, sole caldo sotto il quale fare la cozza, sale sulla pelle, osservazione dei tipi da spiaggia, nuotare.
È passato tanto tempo ma ieri ho rivisto il mare.
Se solo potessi prendermi una vacanza dalla tetraplegia, fosse solo un'ora all'anno, la trascorrerei al mare. A fare niente e a fare tutto.
Invece il capo non concede neppure quell'ora di vacanza, tu sei su una banchina e osservi la gente in spiaggia. Quanto ho desiderato essere al loro posto. Butti un occhio alle persone che sono in acqua, tanti hanno tavole da surf, tu ricordi le estati con i tuoi cugini o con i tuoi amici, quando il mare era agitato. Aspettavi l'onda grossa e cercavi di nuotarci sopra per arrivare quasi a riva. E ridevi, e l'onda magari ti tirava un po' giù il costume, e allora ridevano gli altri.
Merda.
Io non vivo nel ricordo di ciò che sono stata, ma ci sono poche cose che mi fanno rievocare episodi divertenti, dove assaporavi tutta la libertà di questo mondo, e fa un po' male. Ieri ero solare, ma oggi sono un po' tetra.
Lo so che ci sono località attrezzate, dove hanno le J.O.B. con cui puoi anche andare in acqua, ma ho paura che farei un confronto continuo col passato.
E forse allora è meglio vedere il mare dalla distanza solo per qualche giorno all'anno, perchè ho bisogno di andare avanti, lasciando i ricordi il più possibile nel cassetto. Altrimenti faccio il gambero, e attraverserei di nuovo la sofferenza di un cambiamento di stato che devo e voglio accettare, senza piagnistei e senza malinconia.
Resta il fatto che il mare è bellissimo ed io lo amo. E solo vederlo e odorarlo mi emoziona come sempre.