venerdì 25 gennaio 2008

quando la famiglia

Uno non è che se la sceglie, all'inizio.
Ci si trova in una famiglia in cui, con l'andare degli anni, ti ritrovi oppure no. Ci sono figli che non si riconoscono nei genitori, figli che non si riconoscono nei fratelli o nelle sorelle.
E poi ci sono famiglie unite, dove tutti si vogliono bene, dove tutti accorrono in soccorso dell'altro. Ma io non mi fido mai. Ci trovo morbosità.
Poi uno la famiglia se la crea, compagno/a, se arrivano uno o più figli. problemi quasi sempre, ma l'importante è trovare le soluzioni.

Uno che, all'improvviso, rivoluziona la vita della famiglia per un incidente, sia che si procuri una lesione spinale come la nostra, sia altri traumi che rendono una persona disabile grave, compie un'involontaria rivoluzione. Fa cambiare tutti e tutto. Non vorrebbe, ma è così.
Se le facoltà mentali rimangono intatte, è un gran bene. Ma spesso si assiste a cose che non si vorrebbero proprio vedere.

Il punto è che in fase di emergenza, il trauma, le eventuali operazioni, la riabilitazione, la famiglia c'è. Ma spesso crede in una situazione temporanea, anche se sa perfettamente che non sarà così. E mentre il tempo passa c'è una specie di delusione che talvolta sconfina nell'intolleranza.
Un figlio/figlia, un fratello/sorella, un marito/moglie che se va bene ha dei limiti oggettivi ben evidenti, e se va male perde l'autosufficienza, diventa un peso. Limita le libertà altrui e talvolta passa giornate a lamentarsi di dolori, del destino, delle cose che invece di migliorare sembrano peggiorare.

Ho visto molte donne abbandonate dai propri compagni, ho visto (meno) mariti lasciati dalle mogli che, per facilitare le cose, portano via figli e minano rapporti consolidati padre/figli, ho visto padri e madri al limite dell'esaurimento, e fratelli e sorelle che a un certo punto si disinteressano o danno fuori di matto.

Tutto ruota intorno a una persona che, in pochi minuti o pochi secondi, vede la propria vita trasformata per sempre. Cambia tutto, tutto, tutto.
E vede le vite delle persone che ama di più, stravolte.
Questo aggiunge ulteriore sofferenza a quella personale.
C'è chi tace e soffre.
C'è chi non tace e soffre uguale. E alle volte di più.

Io capisco che tutto cambia anche per chi ci sta attorno, ma quello che un disabile vive sulla propria pelle è qualcosa difficile da descrivere. È difficile cambiare quasi ogni abitudine. È difficile dipendere dagli altri, quando si è adulti. È difficile accettare il fatto che anche dopo anni alle volte i tuoi familiari non ti pongano alcuni oggetti di frequente utilizzo alla tua portata! Il telecomando? Sulla mensola a 1,80 di altezza...

Ma cazzo gente, ascoltate tutti!
Volete fare a cambio? Se la situazione è per voi così stressante, perché non facciamo a cambio: voi in carrozza e noi vi accudiamo quando avete bisogno. Sappiamo benissimo come fare d'altronde. Sappiamo come prevenirvi problemi ulteriori, sappiamo benissimo anche come fare manutenzione alla carrozza!
Ci state?
A noi non interessa se avete la faccia incazzata 6 giorni su 7! Capiamo il perché! Neppure rinunciare alle vacanze troppo lunghe ci peserà! E se dobbiamo sacrificare un giorno perché è il giorno di riposo della badante, pazienza! Vorrà dire che andremo a farci un giro in bicicletta il giorno dopo!
Si può mica switchare?
(fosse anche per un mese, sarebbe per tutti altamente educativo)

Post realizzato in collaborazione col mio amico dai capelli lunghi, col quale talvolta ci troviamo a smadonnare insieme.

2 commenti:

Athaualpa ha detto...

volevo essere l'unico, una volta tanto...

Papikita ha detto...

però nessun premio.
ops. non sei più l'unico...