venerdì 9 luglio 2010

quando è già luglio

Tre mesi senza comunicare significa tre mesi di problemi di salute, con visite, ricoveri, trattamenti; significa tre mesi di burocrazia, ASL, avvocati, comune; significa tre mesi di testa altrove, impegnata non solo nelle mie piccole (eufemismo) beghe, ma anche in beghe più grandi, quali le due norme della manovra che avrebbero colpito i veri invalidi.

Duemila persone in piazza Montecitorio il 7 luglio, disabili, familiari, volontari, associazioni da ogni parte d'Italia, in rappresentanza di chi - come me e i miei familiari - è stato impossibilitato a raggiungere Roma. Un grazie, di cuore, a tutti loro.
E un grazie particolare a Franco Bomprezzi, grande giornalista, talmente grande da essere nominato Cavaliere della Repubblica dal nostro Presidente della Repubblica. I suoi post sul blog Francamente sono stati determinanti per chiarirci le idee e capire perché puntare - metaforicamente - i piedi fosse così importante.

Ed è stata vittoria, ma più che vittoria è stata "non resa", visto che le cose sono rimaste immutate, visto che le famiglie con disabili a carico si impoveriscono anno dopo anno, visto che con l'indennità di accompagnamento, questi 480 euro mensili, non si paga neppure un terzo del costo mensile per un/una badante.

Io forse sono una voce fuori dal coro, e credo sia necessaria una revisione accurata dei criteri con cui viene attribuita l'invalidità. Non è giusto mettere sullo stesso piano un paraplegico con una lesione "bassa", ovvero con una certa autonomia e in grado di lavorare, di muoversi, di integrarsi nel tessuto sociale, e un tetraplegico con lesione "alta", che gli impedisce di respirare, di parlare, di mangiare.
Non è questo il mio caso, io respiro, parlo - fin troppo - e mangio, ma se non posso neppure far pipì da sola, ecco, non mi considero propriamente autonoma. Tuttavia non sono così miope da non vedere chi sta peggio, chi non può essere lasciato solo un attimo, chi rischia il soffocamento per il tubo del respiratore otturato.

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
E' l'articolo 3 della Costituzione, e sulla "pari dignità sociale" ci sarebbe molto da scrivere.
Ma non voglio tediare, anche perché credo che le persone intelligenti possano trarre da sole le proprie conclusioni.

E' un luglio caldo, caldissimo, in tutti i sensi. Le ruote della carrozzina si sono un po' sgonfiate proprio per il caldo, e muoversi con leggerezza, che sarebbe poi l'intento di questo blog, è stato impossibile.
Ma ora una bella gonfiata a 9 atm e via, un po' più leggera.

5 commenti:

steff ha detto...

perché "non è giusto"? dove sta l'ingiustizia?

Papikita ha detto...

@STEFF: L'ingiustizia sta nelle spese che la persona gravemente disabile deve affrontare, pensa solamente ai prodotti farmaceutici per curare i decubiti, che si trascinano per mesi quando non per anni. Una persona che non riesce a compiere alcun movimento, oltre alla necessità di farsi girare nel letto ogni poche ore, è molto più esposta alle piaghe da decubito, e i prodotti per curarli - che le Asl in genere NON passano - costano un occhio della testa.
Per non affrontare la questione "assistenza continua". Se non hai familiari che si immolano, o hai i soldi, o - attendendo tempi biblici - vieni parcheggiato nelle residenze per disabili. Che bella vita. Dignitosa. Lontano dai tuoi affetti, dal tuo ambiente.
Quello che vorrei è che ogni situazione fosse soppesata, che ogni disabile venisse seguito in modo continuo e che, per chi non ha mezzi, fosse attuata quella politica illuminata di un po' di anni fa che prevedeva, attraverso sostegni economici che sono sempre meno costosi rispetto alla residenze (quasi tutte private e convenzionate), di accudire la persona gravemente disabile a casa.

Anonimo ha detto...

Son contento che ci sei.
Anche se sei incazzata.

Mario

Fabrizio Zanelli ha detto...

Infatti e si capiva già bene dal tuo articolo. Se non è corretto fare d'ogni erba (invalidità) un fascio, ancor meno lo è trattare e dunque assegnare le misure percentuali di invalidità e con esse l'importo dell'assegno di accompagnamento in un sol modo. In un Paese però ove senza alcuna apparente ragione, nemmeno economica là ove il risparmio avrebbe potuto quantificarsi in circa 30milioni di Euro l'anno (il che è un'inezia in ottica di bilancio dello Stato), si pensa di alzare la misura percentuale necessaria a ottenre l'assegno di invalidità (dal 74% al 85%), credo la dica lunga sull'infinita strada ancora necessaria da doversi percorrere.

Che la misura sia rientrata, poco dice: verrà riproposta ancora e di certo fino a che dovremo passare per la stretta cruna del pensiero "liberale" di gaglioffi razzisti, menefreghisti e intrallazzatori dubito, fortemente dubito, che le misure proprie di uno Stato moderno a favore del sociale possano mai divenir di casa in Italia.

Papikita ha detto...

@MARIO: grazie, troppo gentile.

@FABRIZIO: Fabrizio, lasciami la speranza. E' vero che siamo in condizioni molto diverse dal punto di vista economico, tuttavia negli anni con il tempo è stato riconosciuto il concetto di disabilità, di sostentamento economico, di stato sociale. Un tempo non c'era niente di tutto questo, per questo voglio vedere una strada che continua. Magari con il minor numero di ostacoli possibili.