quando il sole consola

Insomma sono in ospedale per tutt'altra ragione, quando una delle infermiere si accorge che ho una gamba molto gonfia. Si scatena il panico (degli altri, perché io ai vari intoppi di salute ci ho un po' fatto il callo), vengo cazziata di brutto per non essermi fatta vedere prima ("ma stamani avevo solo un paio di macchie violette, ma la gamba non era gonfia..." "non dire cazzate! È impossibile!" "..."), viene convocata prima una fisiatra, poi a rinforzo un suo collega, che scuotendo la testa mi fanno tutta una serie di ipotesi con cui non voglio tediare nessuno, e poi cominciano a consultarsi su quali esami farmi fare.

Sono uscita dall'ambulatorio talmente incazzata che sono uscita fuori dall'ospedale, mi sono cremata una sigaretta, e poi mi sono basculata al sole per mezz'ora. Arrivata al punto di ebollizione, ho pensato bene di rientrare, perché ero in un punto che non mi avrebbe visto neppure uno spazzino. E in caso di svenimento sarei rimasta lì a vita. Ovvero fino alla sopraggiunta morte.

Il sole e il cielo terso sono miracolosi nel far passare il nervoso.
Infatti mi è abbastanza passato.
Al diavolo le magagne: finché non mi costringeranno a rimanere fisicamente a letto, non altererò nulla nel mio programma (non elettorale), quindi le persone che dovevo vedere le vedrò, gli incontri a cui dovevo andare mi vedranno presente, le cose che dovevo fare le farò. Io comando il mio corpo, non può sempre essere lui a fare di me ciò che vuole!
deve capirla che è solo una protuberanza della mia testa!
(starò mica tirandomi la solita gufata?)

Ogni volta che comincio a pensare alle pratiche per fare la patente, traaac! Succede qualcosa di fastidioso.
A proposito: sono salita in macchina con un ragazzo tetra più o meno come me. Guida benissimo. Anche io, anche io, anche io! (il primo che penserà "No, tu no", avrà una sfiga leggendaria, e non è una promessa, è proprio una minaccia)